mercoledì 21 agosto 2013


Donne
Zucchero
Donne du du du in cerca di guai
Donne al telefono che non suona mai
Donne du du du in mezzo a una via
Donne allo sbando senza compagnia
Negli occhi hanno dei consigli e tanta voglia d' avventure e se hanno fatto molti sbagli sono piene di paure
Le vedi camminare insieme
Nella pioggia o sotto il sole
Dentro pomeriggi opachi senza gioia ne dolore
Donne du du du
Pianeti dispersi ,
Per tutti gli uomini così diversi
Donne 

du du du amiche di sempre
Donne alla moda donne contro corrente
Negli occhi hanno gli areoplani
Per volare ad alta quota
Dove si respira l'aria e la vita non è vuota
Le vedi camminare insieme nella pioggia o sotto il sole
Dentro pomeriggi opachi
Senza gioia ne dolore
Donne ,ooh
Donne ,
Donne
Donne ,
Donne
Donne du du du in cerca di guai
Donne al telefono che non suona mai
Donne du du du in mezzo a una via
Donne allo sbando senza compagnia 

lunedì 12 agosto 2013


Iran: Lettera di una donna stuprata

Questo è quello che la Repubblica Islamica d’Iran fa alle proprie donne. Umiglia e devasta la dignità delle donne.
Questa è la lettera che Bahareh, una donna iraniana che è stata stuprata, ha scritto per se stessa e per tutte quelle donne che sono vittime di uno strupro.
“Il mio nome è Bahareh, che in persiano significa primavera. È primavera e vi scrivo dei fiori, ma sono fiori dai petali sparsi.
Vi scrivo del verde e dei germogli, ma sono germogli schiacciati, calpestati dall’odio, l’odio verso la bellezza e tutto ciò che è bello, l’odio verso quelli che cercano giustizia. Vi scrivo di quelli che non sono dei veri uomini.
Il mio nome è Bahareh Maghami ho 28 anni. Non ho più motivo per nascondere il mio nome perché di me non è rimasto più nulla.
Ho perso tutti quelli che una volta erano importanti per me, ho perso parenti e amici, colleghi e colleghe, ho perso tutti. Gli ho persi perché quelli che si considerano degli uomini me li hanno ingiustamente portati via. Quelli lì mi hanno rubato la vita.
Ora che ho lasciato l’Iran voglio condividere, anche solo per una volta, il mio dolore con qualcuno. Vorrei anche chiedere a quelli che hanno avuto un’esperienza dolorosa come la mia, di scrivere del loro dolore. Dovete scrivere di quello che vi è successo, anche se temete per le vostre vite e la vostra dignità, usate dei nomi anonimi, ma scrivete.
Si deve scrivere in modo che tutti sappiano cosa è stato fatto alla nostra generazione, a questa generazione piena di dolore. Si deve scrivere per quelli che verranno dopo di noi e che vivranno in un Iran libero, in modo che sappiano il prezzo che abbiamo pagato per la loro libertà. Devono sapere quante vite sono state bruciate e come le speranze sono svanite, devono sapere i maltrattamenti che abbiamo subito.
Quando mio padre scoprì quello che mi avevano fatto il suo dolore fu immenso e in lui tutto si frantumò. Mia madre invecchio di cento anni, in un’unica notte, mio fratello da quel momento non è riuscito più a guardarmi negli occhi, ed io non ho più guardato i suoi, perché non vuole che io soffra più di quello che ho già sofferto. Con il loro gesto a lui sembra che gli abbiano portato via la sua virilità. Quando ha scoperto, che quelli che credono di essere degli uomini, sono solo invece tali perché hanno degli attributi maschili, ha iniziato a odiare la sua virilità.
Per quelli che si definiscono uomini, la dignità, la nobiltà e la castità non ha nessun valore e significato.
Ero un’insegnante di prima elementare, insegnavo ai fiori del nostro paese a leggere e a scrivere. Insegnavo loro: “Papa ha portato l’acqua” “L’uomo viene” “L’uomo porta il pane”, perché per me l’immagine dell’uomo era quella del capofamiglia, e aspettavo che quest’uomo arrivasse anche per me, ma adesso questa immagine dentro di me è cambiata.
La mia immagine di quell’uomo adesso è accecata dal suo desiderio. Non riesco a liberarmi dal puzzo infetto del suo sudore. Quando ripenso a lui, salto giù dal letto, anche nel cuore della notte. Temendo che i suoi passi mi possano di nuovo raggiungere tutto il mio corpo vibra e trema al minimo suono e il mio cuore inizia a battere più velocemente per la paura che lui mi si avvicini di nuovo. Sono sempre pronta a fuggire.
Di notte lascio le luci accese e di giorno passo le giornate tra le lacrime e il dolore.
Noi abitavamo nella via Kargar Shomali.
Quando sono stata arrestata stavo ritornando, con mio fratello, dalla Moschea di Ghoba.
Mi hanno picchiata e mi hanno portata via e così facendo mi hanno distrutta, così come dice il nostro amato poeta Hafez: hanno fatto ciò che i mongoli ci fecero.
Alcuni avevano le braccia rotte, altri le gambe spezzate o la schiena rotta e altri ancora, come me, avevano lo spirito a pezzi. Il mio spirito era devastato come se tutto ad un tratto mi fosse stato portato via tuta la mia umanità. Una volta ero primavera, ora sono come morta, sono un fiore di papavero calpestato.
Vorrei chiedere a quelli che leggono questa lettera se dovessero conoscere qualcuno che come me è stato vittima di violenza carnale, di essere gentile con loro, di appoggiarli. Il problema per me e per la gente che come me ha subito violenza è che nella nostra cultura lo stupro non è solo un duro colpo per la persona che lo subisce ma lo è per tutta la famiglia. Le ferite di una persona che è vittima di stupro non guariranno mai, neanche con il passare del tempo.
Le sue ferite si riapriranno ad ogni sguardo di suo padre, il cuore si spezzerà, ad ogni lacrima di sua madre.
I parenti, gli amici i vicini tutti ci lasciarono soli. Siamo stati costretti a vendere la nostra casa (al di sotto del prezzo di mercato) e ci siamo trasferiti a Karaj (subborgo di Teheran). Ma neanche lì la nostra permanenza durò a lungo, gli agenti trovarono il nostro nuovo indirizzo ed iniziarono a schernirci, se ne stavano dietro all’angolo della nostra strada e sorridevano a mio padre ogni qualvolta che lui passava.
Abbiamo lasciato tutto e siamo immigrati.
Alla loro età i miei genitori divennero dei rifugiati.
Posso tranquillamente affermare che le ferite che la società ci a inferto sono state molto più difficili da affrontare rispetto a quelle fisiche. Molte persone sorridono quando sentono parlare di stupro, ma io giuro che non c’è niente di divertente nello stupro, non c’è niente di divertente in una famiglia che soffre, nella perdita di dignità da parte di un ragazzo o di una ragazza, non c’è niente di divertente nel distruggere la dignità dell’amore. Quelli che mi hanno stuprato probabilmente riderebbero, erano in tre.
Tutti e tre erano sporchi e portavano la barba, avevano un accento terribile e dicevano sconcerie.
Anche se hanno visto che ero vergine mi hanno chiamato puttana e mi hanno obbligata a dichiararmi come tale.
Adesso non mi vergogno a dirlo, non mi vergogno più.
Mi hanno detto che avevano tre testimoni, i quali mi avevano vista andare con tre uomini in una sola notte, io ho detto loro che io ho 30 testimoni, i quali possono affermare che sono un’insegnante e che quello che mi sta succedendo è solo colpa loro.
Loro mi hanno derisa dicendo che per me non era poi tanto male, e che la mia paga era aumentata.
Per loro la dignità e la castità di una donna sono solo parole vuote, per loro tutte le donne sono puttane.
Quelli che mi hanno stuprata, non erano degli esseri umani, erano affetti da auto-subordinazione, si erano trasformati in animali perversi, che non sapevano più quello che facevano, non sapevano di star distruggendo la bellezza.
Queste creature non hanno rispetto neanche delle loro madri e delle loro sorelle, mi dispiace per coloro che per tutta la vita devono convivere con questi animali rabbiosi.
I miei denti erano rotti, la mia spalla graffiata, il mio essere donna era stato distrutto.
So che non sarò mai più in grado di amare un uomo, non sarò mai in grado di avvicinarmi e fidarmi di un uomo. Anche se mi rendo conto che la mia terra ha tanti uomini coraggiosi, che hanno sofferto, ma per me i veri uomini e quelli che fingono di essere tali, fanno oramai parte di una stessa categoria.
La mia vita da donna è finita e io adesso sono come una morta che cammina. Ma scrivo. Scrivo per riconquistare la fiducia in me stessa. Ho scritto che ero un insegnate, trasformatasi in prostituta, ma adesso sono una scrittrice.
Vi ho scritto che ero primavere, e invece adesso sono diventata autunno e perciò sono diventata più bella. Sono una prostituta bella. Mi hanno resa un’emarginata nel mio stesso quartiere, un insegnante senza classe, un essere ridicolo agli occhi degli altri, mi hanno condannata alla solitudine.
Per la Repubblica Islamica d’Iran sono diventata il simbolo della donna con la schiena rotta, i capelli tagliati e il viso insanguinato. Ma io sono orgogliosa di essere una puttana se ciò aiuta a portare la libertà, e poi io so che non sola.
Sentivo le loro voci, nelle celle accanto alla mia, o mentre il mio inutile corpo era accasciato a terra, sentivo le loro voci, mentre questi finti uomini usavano violenza su di loro (le altre prigioniere).
Chiedo a tutti quelli che come me hanno sofferto, di scrivere, perché coloro che hanno subito violenza devono in qualsiasi modo esternare il dolore, perché è lo stesso dolore al quale Sadegh Hedayat (scrittrice contemporanea) si riferiva dicendo “il dolore mastica (distrugge) l’anima della gente”. Lasciate uscire fuori il vostro dolore. Fatelo sapere a tutti. Dovete capire che non siete sole, che ci sono molte come voi. Noi tutti condividiamo questo dolore. …
Questa lettera potrebbe essere molto più lunga, ma io la termino con una frase.
Mi rivolgo direttamente a Khamenei, colui che si considera il padre di questa nazione.
Ero una figlia dell’Iran, i tuoi figli mi hanno violentata.
Chi pagherà per la mia dignità perduta?”
Bahareh Maghami
Aprile 2010, Germaniahttp://laayla.wordpress.com

martedì 6 agosto 2013


L'amore rubato di Dacia Maraini

In L'amore rubato, la scrittrice racconta otto storie di violenze subite. Un volume di denuncia perché rivelatore di ciò che spesso chi subisce abusi fisici o psicologici rifiuta di vedere. "Metto in evidenza la parte oscura di un modello culturale ormai entrato in profondità che porta il maschio a pensare di possedere ciò che ama". Il titolo, l'amore rubato, vuole sottolineare cosa accade quando l'amante, il marito, il compagno non sa accettare un rifiuto; sono persone che confondono la passione con il possesso e allora rubano l'amore alle bambine ingenue, alle donne troppo generose che nascondono le loro sofferenze nella speranza di un cambiamento. Come accade con la ragazza giovanissima, Marina che non denuncia il marito che la picchia selvaggiamente e la umilia ogni giorno, mentre con la bambina Venezia è pura violenza psicologica. Incontriamo poi la trasgressiva Francesca, appena tredicenne che viene violentata da quattro suoi coetanei che poi saranno assolti dalla giustizia e dall'opinione pubblica. La dolorosa vicenda di Alessandra, che decide di non mettere al mondo un figlio frutto di una violenza sessuale. Senza dimenticare Anna e il Moro, giovane donna che è protagonista di un delitto annunciato ma tenuto nascosto. Queste sono solo alcune delle protagoniste di queste tristi storie. Episodi ispirati a una realtà che ogni giorno ci mostra mogli e compagne in balia di coniugi, fidanzati e amici violenti. In Italia, infatti, il femminicidio continua. A oggi sembra siano 124 le donne uccise. La Maraini apre uno spiraglio in questo silenzio. Il suo è un libro di denuncia, proprio perché rivela ciò che spesso le donne vittime di violenza non dicono o rifiutano di vedere. I suoi racconti provano a svelare anche il lato nascosto dell'uomo moderno, sempre più preda delle insicurezze e delle frustrazioni. "Le mie storie mettono in evidenza la parte oscura di un'educazione - ha detto la scrittrice - modelli culturali ormai entrati in profondità, che portano gli uomini a pensare di possedere la donna che amano". Tutti gli uomini di cui parla la Maraini sembrano avere una doppia personalità. Mariti che agli occhi della gente appaiono gentili ed educati, amanti affettuosi e genitori premurosi. Ma poi tra le mura domestiche si trasformano in aguzzini, dando sfogo a rabbia e violenza immotivata.

venerdì 2 agosto 2013


L' Associazione Italiana Vittime della Violenza,

è nata nel 2006, dietro la spinta di alcuni parenti di vittime di orrendi, spietati e folli omicidi.
Dopo un primo periodo di difficoltà operative, ha trovato nuovi stimoli e risorse per raggiungere gli scopi per i quali era nata, ed infatti, proprio in tale ottica, è stata fra le principali promotrici della novella normativa sul cd. Stalking. Ma è andata oltre e preso atto del deficit istituzionale, nella prevenzione prima e nella gestione (sociale, psicologica, legale e umana) poi, di determinate situazioni, particolarmente problematiche e drammatiche, si propone di sopperire a tali carenze strutturali.
L’obiettivo è quello di creare, a livello locale, gruppi di operatori, con varie professionalità, in grado di intervenire concretamente e di portare aiuto e sostegno alle famiglie delle vittime, se non anche alle vittime stesse. A volte infatti purtroppo si arriva troppo tardi, quando ormai non si può più tornare indietro e rimediare.
Queste situazioni, così dolorose, sono quelle in cui l’Associazione si attiva ed opera quotidianamente, fornendo quegli aiuti concreti, che troppo spesso non si possono ottenere se non con enormi esborsi di denaro.
Non dimentichiamo infatti che queste situazioni aggiungono ingiustizia in situazioni già ingiuste: persone che hanno subito perdite dolorosissime ed incolmabili si vedono costrette anche a mettere mano al portafoglio nella speranza di ottenere la punizione dei colpevoli, per ottenere (quando fortunosamente ci sono) miseri risarcimenti – come se il denaro potesse restituire loro le persone che hanno perso!! – per potersi reinserire in un contesto sociale di normalità.
Questo ultimo aspetto, spesso trascurato, se non addirittura ignorato, è in realtà di grande importanza. Solo chi ha subito e vissuto situazioni di questo genere sa che cosa significa svegliarsi la mattina dopo – e da lì ogni mattina della propria vita – con quell’abisso dentro. Con quella sensazione di irrealtà nella pancia. Con quel malessere diffuso e la voglia di scappare, di dimenticare se stessi, perché, in fondo all’anima, spesso ci si sente – a vario titolo – responsabili di ciò che è accaduto.
Sono situazioni in cui tornare al “qui e ora” è fondamentale; assolversi da quelle che si reputano “proprie colpe” è fondamentale; ricominciare a vivere, e smettere di respirare solamente, è fondamentale.
E’ chiaro che l’aiuto ed il sostegno di psicologi e councelor è imprescindibile, ma altrettanto lo è la possibilità di confrontarsi con chi ha vissuto – proprio malgrado – esperienze analoghe.
Ma è anche chiaro che a queste persone non si può, in coscienza, chiedere di subire ancora, anche nell’(eventuale) processo: tutti sappiamo infatti che non sempre si riesce ad arrivarci.
E’ profondamente ingiusto infatti che si debba lottare per potersi costituire parte civile.
E’ profondamente ingiusto che il processo si possa celebrare anche in assenza dell’avvocato della persona offesa, anche dopo la sua costituzione in giudizio.
E’ profondamente ingiusto che Caino abbia solo diritti e garanzie, mentre Abele sia l’ultimo dei reietti.
Per rispondere a queste necessità ed esigenze, l’Associazione ha come scopi la Creazione di un Ufficio Legale che si proponga, quanto meno, come aiuto immediato alle vittime. Si tratta chiaramente di professionisti esperti nel settore, e non improvvisati azzeccagarbugli con fame di notorietà, che si propongono di seguire le famiglie delle vittime – magari anche gratuitamente – al solo scopo di “andare in televisione”.
L’Associazione si propone anche di contattare le Istituzioni locali e nazionali per:
a. Creare in tutto il territorio nazionale Ospedali Rosa, spiegando anche di che cosa si tratta;
b. Creare programmi di prevenzione attraverso l’informazione ed il confronto nelle scuole, atteso che è il primo momento in cui l’individuo, nella propria esistenza, si confronta con il rispetto delle regole ed ha le prime occasioni di confronto sociale;
c. Finanziare e promuovere manifestazioni ed eventi culturali contro la violenza
Si propone anche di contattare Associazioni analoghe, sparse sul territorio e già operative, per proporre una collaborazione ed uno scambio di esperienze: l’obiettivo è quello di aiutare le vittime e l’unico modo per riuscirci davvero è quello di creare un fronte unitario e compatto.
Tra gli obiettivi, vi è poi la redazione e promozione di un progetto di legge di istituzione di un Fondo di Garanzia per le Vittime da Reato e contestuale progetto di riforma del Codice di Procedura Penale e dell’Ordinamento Penitenziario, oltre alla creazione di un Centro Studi in materia di reati di matrice violenta e dolosa.
Infine, l’obiettivo sicuramente principale e prioritario dell’Associazione Italiana Vittime della Violenza è quello di arrivare un giorno ad essere assolutamente inutile, perché la violenza, figlia della stupidità e dell’ignoranza, non esiste più!