mercoledì 21 agosto 2013


Donne
Zucchero
Donne du du du in cerca di guai
Donne al telefono che non suona mai
Donne du du du in mezzo a una via
Donne allo sbando senza compagnia
Negli occhi hanno dei consigli e tanta voglia d' avventure e se hanno fatto molti sbagli sono piene di paure
Le vedi camminare insieme
Nella pioggia o sotto il sole
Dentro pomeriggi opachi senza gioia ne dolore
Donne du du du
Pianeti dispersi ,
Per tutti gli uomini così diversi
Donne 

du du du amiche di sempre
Donne alla moda donne contro corrente
Negli occhi hanno gli areoplani
Per volare ad alta quota
Dove si respira l'aria e la vita non è vuota
Le vedi camminare insieme nella pioggia o sotto il sole
Dentro pomeriggi opachi
Senza gioia ne dolore
Donne ,ooh
Donne ,
Donne
Donne ,
Donne
Donne du du du in cerca di guai
Donne al telefono che non suona mai
Donne du du du in mezzo a una via
Donne allo sbando senza compagnia 

lunedì 12 agosto 2013


Iran: Lettera di una donna stuprata

Questo è quello che la Repubblica Islamica d’Iran fa alle proprie donne. Umiglia e devasta la dignità delle donne.
Questa è la lettera che Bahareh, una donna iraniana che è stata stuprata, ha scritto per se stessa e per tutte quelle donne che sono vittime di uno strupro.
“Il mio nome è Bahareh, che in persiano significa primavera. È primavera e vi scrivo dei fiori, ma sono fiori dai petali sparsi.
Vi scrivo del verde e dei germogli, ma sono germogli schiacciati, calpestati dall’odio, l’odio verso la bellezza e tutto ciò che è bello, l’odio verso quelli che cercano giustizia. Vi scrivo di quelli che non sono dei veri uomini.
Il mio nome è Bahareh Maghami ho 28 anni. Non ho più motivo per nascondere il mio nome perché di me non è rimasto più nulla.
Ho perso tutti quelli che una volta erano importanti per me, ho perso parenti e amici, colleghi e colleghe, ho perso tutti. Gli ho persi perché quelli che si considerano degli uomini me li hanno ingiustamente portati via. Quelli lì mi hanno rubato la vita.
Ora che ho lasciato l’Iran voglio condividere, anche solo per una volta, il mio dolore con qualcuno. Vorrei anche chiedere a quelli che hanno avuto un’esperienza dolorosa come la mia, di scrivere del loro dolore. Dovete scrivere di quello che vi è successo, anche se temete per le vostre vite e la vostra dignità, usate dei nomi anonimi, ma scrivete.
Si deve scrivere in modo che tutti sappiano cosa è stato fatto alla nostra generazione, a questa generazione piena di dolore. Si deve scrivere per quelli che verranno dopo di noi e che vivranno in un Iran libero, in modo che sappiano il prezzo che abbiamo pagato per la loro libertà. Devono sapere quante vite sono state bruciate e come le speranze sono svanite, devono sapere i maltrattamenti che abbiamo subito.
Quando mio padre scoprì quello che mi avevano fatto il suo dolore fu immenso e in lui tutto si frantumò. Mia madre invecchio di cento anni, in un’unica notte, mio fratello da quel momento non è riuscito più a guardarmi negli occhi, ed io non ho più guardato i suoi, perché non vuole che io soffra più di quello che ho già sofferto. Con il loro gesto a lui sembra che gli abbiano portato via la sua virilità. Quando ha scoperto, che quelli che credono di essere degli uomini, sono solo invece tali perché hanno degli attributi maschili, ha iniziato a odiare la sua virilità.
Per quelli che si definiscono uomini, la dignità, la nobiltà e la castità non ha nessun valore e significato.
Ero un’insegnante di prima elementare, insegnavo ai fiori del nostro paese a leggere e a scrivere. Insegnavo loro: “Papa ha portato l’acqua” “L’uomo viene” “L’uomo porta il pane”, perché per me l’immagine dell’uomo era quella del capofamiglia, e aspettavo che quest’uomo arrivasse anche per me, ma adesso questa immagine dentro di me è cambiata.
La mia immagine di quell’uomo adesso è accecata dal suo desiderio. Non riesco a liberarmi dal puzzo infetto del suo sudore. Quando ripenso a lui, salto giù dal letto, anche nel cuore della notte. Temendo che i suoi passi mi possano di nuovo raggiungere tutto il mio corpo vibra e trema al minimo suono e il mio cuore inizia a battere più velocemente per la paura che lui mi si avvicini di nuovo. Sono sempre pronta a fuggire.
Di notte lascio le luci accese e di giorno passo le giornate tra le lacrime e il dolore.
Noi abitavamo nella via Kargar Shomali.
Quando sono stata arrestata stavo ritornando, con mio fratello, dalla Moschea di Ghoba.
Mi hanno picchiata e mi hanno portata via e così facendo mi hanno distrutta, così come dice il nostro amato poeta Hafez: hanno fatto ciò che i mongoli ci fecero.
Alcuni avevano le braccia rotte, altri le gambe spezzate o la schiena rotta e altri ancora, come me, avevano lo spirito a pezzi. Il mio spirito era devastato come se tutto ad un tratto mi fosse stato portato via tuta la mia umanità. Una volta ero primavera, ora sono come morta, sono un fiore di papavero calpestato.
Vorrei chiedere a quelli che leggono questa lettera se dovessero conoscere qualcuno che come me è stato vittima di violenza carnale, di essere gentile con loro, di appoggiarli. Il problema per me e per la gente che come me ha subito violenza è che nella nostra cultura lo stupro non è solo un duro colpo per la persona che lo subisce ma lo è per tutta la famiglia. Le ferite di una persona che è vittima di stupro non guariranno mai, neanche con il passare del tempo.
Le sue ferite si riapriranno ad ogni sguardo di suo padre, il cuore si spezzerà, ad ogni lacrima di sua madre.
I parenti, gli amici i vicini tutti ci lasciarono soli. Siamo stati costretti a vendere la nostra casa (al di sotto del prezzo di mercato) e ci siamo trasferiti a Karaj (subborgo di Teheran). Ma neanche lì la nostra permanenza durò a lungo, gli agenti trovarono il nostro nuovo indirizzo ed iniziarono a schernirci, se ne stavano dietro all’angolo della nostra strada e sorridevano a mio padre ogni qualvolta che lui passava.
Abbiamo lasciato tutto e siamo immigrati.
Alla loro età i miei genitori divennero dei rifugiati.
Posso tranquillamente affermare che le ferite che la società ci a inferto sono state molto più difficili da affrontare rispetto a quelle fisiche. Molte persone sorridono quando sentono parlare di stupro, ma io giuro che non c’è niente di divertente nello stupro, non c’è niente di divertente in una famiglia che soffre, nella perdita di dignità da parte di un ragazzo o di una ragazza, non c’è niente di divertente nel distruggere la dignità dell’amore. Quelli che mi hanno stuprato probabilmente riderebbero, erano in tre.
Tutti e tre erano sporchi e portavano la barba, avevano un accento terribile e dicevano sconcerie.
Anche se hanno visto che ero vergine mi hanno chiamato puttana e mi hanno obbligata a dichiararmi come tale.
Adesso non mi vergogno a dirlo, non mi vergogno più.
Mi hanno detto che avevano tre testimoni, i quali mi avevano vista andare con tre uomini in una sola notte, io ho detto loro che io ho 30 testimoni, i quali possono affermare che sono un’insegnante e che quello che mi sta succedendo è solo colpa loro.
Loro mi hanno derisa dicendo che per me non era poi tanto male, e che la mia paga era aumentata.
Per loro la dignità e la castità di una donna sono solo parole vuote, per loro tutte le donne sono puttane.
Quelli che mi hanno stuprata, non erano degli esseri umani, erano affetti da auto-subordinazione, si erano trasformati in animali perversi, che non sapevano più quello che facevano, non sapevano di star distruggendo la bellezza.
Queste creature non hanno rispetto neanche delle loro madri e delle loro sorelle, mi dispiace per coloro che per tutta la vita devono convivere con questi animali rabbiosi.
I miei denti erano rotti, la mia spalla graffiata, il mio essere donna era stato distrutto.
So che non sarò mai più in grado di amare un uomo, non sarò mai in grado di avvicinarmi e fidarmi di un uomo. Anche se mi rendo conto che la mia terra ha tanti uomini coraggiosi, che hanno sofferto, ma per me i veri uomini e quelli che fingono di essere tali, fanno oramai parte di una stessa categoria.
La mia vita da donna è finita e io adesso sono come una morta che cammina. Ma scrivo. Scrivo per riconquistare la fiducia in me stessa. Ho scritto che ero un insegnate, trasformatasi in prostituta, ma adesso sono una scrittrice.
Vi ho scritto che ero primavere, e invece adesso sono diventata autunno e perciò sono diventata più bella. Sono una prostituta bella. Mi hanno resa un’emarginata nel mio stesso quartiere, un insegnante senza classe, un essere ridicolo agli occhi degli altri, mi hanno condannata alla solitudine.
Per la Repubblica Islamica d’Iran sono diventata il simbolo della donna con la schiena rotta, i capelli tagliati e il viso insanguinato. Ma io sono orgogliosa di essere una puttana se ciò aiuta a portare la libertà, e poi io so che non sola.
Sentivo le loro voci, nelle celle accanto alla mia, o mentre il mio inutile corpo era accasciato a terra, sentivo le loro voci, mentre questi finti uomini usavano violenza su di loro (le altre prigioniere).
Chiedo a tutti quelli che come me hanno sofferto, di scrivere, perché coloro che hanno subito violenza devono in qualsiasi modo esternare il dolore, perché è lo stesso dolore al quale Sadegh Hedayat (scrittrice contemporanea) si riferiva dicendo “il dolore mastica (distrugge) l’anima della gente”. Lasciate uscire fuori il vostro dolore. Fatelo sapere a tutti. Dovete capire che non siete sole, che ci sono molte come voi. Noi tutti condividiamo questo dolore. …
Questa lettera potrebbe essere molto più lunga, ma io la termino con una frase.
Mi rivolgo direttamente a Khamenei, colui che si considera il padre di questa nazione.
Ero una figlia dell’Iran, i tuoi figli mi hanno violentata.
Chi pagherà per la mia dignità perduta?”
Bahareh Maghami
Aprile 2010, Germaniahttp://laayla.wordpress.com

martedì 6 agosto 2013


L'amore rubato di Dacia Maraini

In L'amore rubato, la scrittrice racconta otto storie di violenze subite. Un volume di denuncia perché rivelatore di ciò che spesso chi subisce abusi fisici o psicologici rifiuta di vedere. "Metto in evidenza la parte oscura di un modello culturale ormai entrato in profondità che porta il maschio a pensare di possedere ciò che ama". Il titolo, l'amore rubato, vuole sottolineare cosa accade quando l'amante, il marito, il compagno non sa accettare un rifiuto; sono persone che confondono la passione con il possesso e allora rubano l'amore alle bambine ingenue, alle donne troppo generose che nascondono le loro sofferenze nella speranza di un cambiamento. Come accade con la ragazza giovanissima, Marina che non denuncia il marito che la picchia selvaggiamente e la umilia ogni giorno, mentre con la bambina Venezia è pura violenza psicologica. Incontriamo poi la trasgressiva Francesca, appena tredicenne che viene violentata da quattro suoi coetanei che poi saranno assolti dalla giustizia e dall'opinione pubblica. La dolorosa vicenda di Alessandra, che decide di non mettere al mondo un figlio frutto di una violenza sessuale. Senza dimenticare Anna e il Moro, giovane donna che è protagonista di un delitto annunciato ma tenuto nascosto. Queste sono solo alcune delle protagoniste di queste tristi storie. Episodi ispirati a una realtà che ogni giorno ci mostra mogli e compagne in balia di coniugi, fidanzati e amici violenti. In Italia, infatti, il femminicidio continua. A oggi sembra siano 124 le donne uccise. La Maraini apre uno spiraglio in questo silenzio. Il suo è un libro di denuncia, proprio perché rivela ciò che spesso le donne vittime di violenza non dicono o rifiutano di vedere. I suoi racconti provano a svelare anche il lato nascosto dell'uomo moderno, sempre più preda delle insicurezze e delle frustrazioni. "Le mie storie mettono in evidenza la parte oscura di un'educazione - ha detto la scrittrice - modelli culturali ormai entrati in profondità, che portano gli uomini a pensare di possedere la donna che amano". Tutti gli uomini di cui parla la Maraini sembrano avere una doppia personalità. Mariti che agli occhi della gente appaiono gentili ed educati, amanti affettuosi e genitori premurosi. Ma poi tra le mura domestiche si trasformano in aguzzini, dando sfogo a rabbia e violenza immotivata.

venerdì 2 agosto 2013


L' Associazione Italiana Vittime della Violenza,

è nata nel 2006, dietro la spinta di alcuni parenti di vittime di orrendi, spietati e folli omicidi.
Dopo un primo periodo di difficoltà operative, ha trovato nuovi stimoli e risorse per raggiungere gli scopi per i quali era nata, ed infatti, proprio in tale ottica, è stata fra le principali promotrici della novella normativa sul cd. Stalking. Ma è andata oltre e preso atto del deficit istituzionale, nella prevenzione prima e nella gestione (sociale, psicologica, legale e umana) poi, di determinate situazioni, particolarmente problematiche e drammatiche, si propone di sopperire a tali carenze strutturali.
L’obiettivo è quello di creare, a livello locale, gruppi di operatori, con varie professionalità, in grado di intervenire concretamente e di portare aiuto e sostegno alle famiglie delle vittime, se non anche alle vittime stesse. A volte infatti purtroppo si arriva troppo tardi, quando ormai non si può più tornare indietro e rimediare.
Queste situazioni, così dolorose, sono quelle in cui l’Associazione si attiva ed opera quotidianamente, fornendo quegli aiuti concreti, che troppo spesso non si possono ottenere se non con enormi esborsi di denaro.
Non dimentichiamo infatti che queste situazioni aggiungono ingiustizia in situazioni già ingiuste: persone che hanno subito perdite dolorosissime ed incolmabili si vedono costrette anche a mettere mano al portafoglio nella speranza di ottenere la punizione dei colpevoli, per ottenere (quando fortunosamente ci sono) miseri risarcimenti – come se il denaro potesse restituire loro le persone che hanno perso!! – per potersi reinserire in un contesto sociale di normalità.
Questo ultimo aspetto, spesso trascurato, se non addirittura ignorato, è in realtà di grande importanza. Solo chi ha subito e vissuto situazioni di questo genere sa che cosa significa svegliarsi la mattina dopo – e da lì ogni mattina della propria vita – con quell’abisso dentro. Con quella sensazione di irrealtà nella pancia. Con quel malessere diffuso e la voglia di scappare, di dimenticare se stessi, perché, in fondo all’anima, spesso ci si sente – a vario titolo – responsabili di ciò che è accaduto.
Sono situazioni in cui tornare al “qui e ora” è fondamentale; assolversi da quelle che si reputano “proprie colpe” è fondamentale; ricominciare a vivere, e smettere di respirare solamente, è fondamentale.
E’ chiaro che l’aiuto ed il sostegno di psicologi e councelor è imprescindibile, ma altrettanto lo è la possibilità di confrontarsi con chi ha vissuto – proprio malgrado – esperienze analoghe.
Ma è anche chiaro che a queste persone non si può, in coscienza, chiedere di subire ancora, anche nell’(eventuale) processo: tutti sappiamo infatti che non sempre si riesce ad arrivarci.
E’ profondamente ingiusto infatti che si debba lottare per potersi costituire parte civile.
E’ profondamente ingiusto che il processo si possa celebrare anche in assenza dell’avvocato della persona offesa, anche dopo la sua costituzione in giudizio.
E’ profondamente ingiusto che Caino abbia solo diritti e garanzie, mentre Abele sia l’ultimo dei reietti.
Per rispondere a queste necessità ed esigenze, l’Associazione ha come scopi la Creazione di un Ufficio Legale che si proponga, quanto meno, come aiuto immediato alle vittime. Si tratta chiaramente di professionisti esperti nel settore, e non improvvisati azzeccagarbugli con fame di notorietà, che si propongono di seguire le famiglie delle vittime – magari anche gratuitamente – al solo scopo di “andare in televisione”.
L’Associazione si propone anche di contattare le Istituzioni locali e nazionali per:
a. Creare in tutto il territorio nazionale Ospedali Rosa, spiegando anche di che cosa si tratta;
b. Creare programmi di prevenzione attraverso l’informazione ed il confronto nelle scuole, atteso che è il primo momento in cui l’individuo, nella propria esistenza, si confronta con il rispetto delle regole ed ha le prime occasioni di confronto sociale;
c. Finanziare e promuovere manifestazioni ed eventi culturali contro la violenza
Si propone anche di contattare Associazioni analoghe, sparse sul territorio e già operative, per proporre una collaborazione ed uno scambio di esperienze: l’obiettivo è quello di aiutare le vittime e l’unico modo per riuscirci davvero è quello di creare un fronte unitario e compatto.
Tra gli obiettivi, vi è poi la redazione e promozione di un progetto di legge di istituzione di un Fondo di Garanzia per le Vittime da Reato e contestuale progetto di riforma del Codice di Procedura Penale e dell’Ordinamento Penitenziario, oltre alla creazione di un Centro Studi in materia di reati di matrice violenta e dolosa.
Infine, l’obiettivo sicuramente principale e prioritario dell’Associazione Italiana Vittime della Violenza è quello di arrivare un giorno ad essere assolutamente inutile, perché la violenza, figlia della stupidità e dell’ignoranza, non esiste più!

martedì 30 luglio 2013


Se per la giudice la frode fiscale vale più di 4 donne violentate

La vera storia del maniaco ancora in libertà: la magistrata non ha avuto il tempo di scrivere le motivazioni. Era impeganata ad accelerare il processo contro Berlusconi
Di qua il processo lampo a Silvio Berlusconi. Di là il processo lumaca a uno stupratore, che rimane in li bertà anche se condannato, perché le motivazioni della sua sentenza non sono state mai scritte.n mezzo ai due proces si, lo stesso giudice: Alessandra Galli, che ha diretto a tappe for­zate il pr ocesso d’appello al Ca valiere per i diritti tv. Ma che nel frattempo, nonostante sia pas sato un intero anno, non ha tro vato il tem po di scrivere le moti vazioni della condanna del vio lentatore.
Così riparte la pole mica sulle due velocità della giustizia. Ed è inevitabile chie dersi: dovendo proprio sceglie re, era più urgente processare Berlusconi o portare a compi­mento il processo al violentatore?
Una risposta la si può cercare leggendo gli atti del processo al maniaco. Che non vi appare co me un violentatore sporadico, ma abituale se non addirittura seriale. È stato accusato di ave re colpito anche all’interno del proprio nucleo familiare, abu sando della propria figlia. E poi ha preso di mira soggetti fragili che si affidavano a lui per guari re con l’ipnosi dall’ansia e dalla depressione. Cosa accadesse loro durante le sedute di ipnosi, le pazienti lo hanno scoperto molto tempo dopo, quando so no state convocate dai carabi nieri. Era accaduto che il figlio del medico aveva visto sul com puter del padre delle foto a me tà strada tra l’esplicito e lo scon volgente. Le aveva segnalate al la madre. E la madre aveva fatto partire la denuncia contro il ma rito: comprensibilmente sconvolta, anche perché a una delle vittime il medico aveva fatto in dossare la biancheria intima della propria figlia. Interrogate, le pazienti aveva no negato con forza che quel ti po di terapia facesse parte degli accordi col medico. Che così era stato incriminato perché «in esecuzione di un medesimo diseg no criminoso in diverse circostanze di tempo costrin geva X a subire degli atti sessuali approfittando dello stato di inferiorità della persona offesa, consistenti in atti di masturba zione e di penetrazione vagina li». Il dottore viene incriminato anche per i maltrattamenti alla moglie e alle figlie. Alle vittime del medico, la giu stizia mostra da subito la sua faccia meno efficiente. La de­nuncia è del 2004, ma il proces so di primo grado si tiene solo nel 2009, a cinque anni di di stanza. E si conclude con la con danna solo per i maltrattamen ti in famiglia: gli stupri non so no ritenuti tali, perché non è provato che, sebbene ipnotiz zate, le vittime non fossero con senzienti. La procura e la procu ra generale fanno appello e ot tengono che la Corte d’appello condanni l’imputato per tutti i capi d’accusa. Ma la Cassazio ne il 24 novembre 2011 ordina un nuovo processo. Ed è a quel punto che il fascicolo approda sul tavolo della seconda sezio ne penale della Corte d’appello milanese, e viene assegnato al giudice Alessandra Galli. Il processo d’appello a Berlu sconi per i diritti tv è di là da veni re, perché in quel momento è ancora in corso il giudizio di pri mo grado. Così il processo al medico viene fissato e celebra to con solerzia. Il 20 luglio del l’anno scorso la seconda sezio ne della Corte d’appello mila nese ricondanna l’imputato a sette anni di carcere. A dover stendere le motivazioni della condanna è il giudice relatore, Alessandra Galli. Cosa accada a quel punto non si sa. Di fatto, i tre mesi concessi dal codice passano senza che la dottores sa depositi la sentenza. Così si arriva a ottobre, e qui il destino del medico si accavalla con quello di Berlusconi. Il 27 otto bre il Cavaliere viene condan nato in primo grado. Ai difenso ri ven gono concessi solo 15 gior ni per presentare i ricorsi. Il pro cesso d’appello viene assegna to alla Corte presieduta da Ales sandra Galli. Bisogna fare in fretta, perché la prescrizione in combe. Il 18 gennaio si apre il processo d’appello al Cavalie re. E il processo al medico, che nel frattempo è a piede libero, passa nel dimenticatoio. Ed è ben vero che l’accusa di stupro aggravato si prescrive in quindici anni, e quindi qualche tempo c’è ancora. Ma intanto il condannato è libero, anche se il reato che ha commesso è di quelli che per il codice impon gono un trattamento più severo.

sabato 27 luglio 2013


Consulta: non sempre scatta il carcere per lo stupro di gruppo


17:12 23 LUG 2013

(AGI) - Roma, 23 lug. - No alla sola misura cautelare in carcere per chi e' indagato per violenza sessuale di gruppo. I "gravi indizi di colpevolezza" non rendono automatica la custodia in carcere, ma il giudice puo' anche stabilire che le esigenze cautelari possono essere soddisfatte con misure alternative alla detenzione. Lo ha sancito la Corte Costituzionale, dichiarando l'illegittimita' parziale dell'articolo 275, terzo comma, del codice di procedura penale, modificato con il decreto legge sullo stalking, come gia' fatto, con precedenti pronunce, in relazione ad altri reati, tra cui il traffico di stupefacenti, l'omicidio, e delitti a sfondo sessuale e in materia di immigrazione. "Cio' che vulnera i parametri costituzionali - si legge nella sentenza n.232 depositata oggi - non e' la presunzione in se', ma il suo carattere assoluto, che implica una indiscriminata e totale negazione di rilevanza al principio del 'minore sacrificio necessario'". Invece, spiegano i giudici della Consulta, "la previsione di una presunzione solo relativa di adeguatezza della custodia carceraria, atta a realizzare una semplificazione del procedimento probatorio, suggerita da aspetti ricorrenti del fenomeno criminoso considerato, ma comunque superabile da elementi di segno contrario, non eccede i limiti di compatibilita' costituzionale, rimanendo per tale verso non censurabile l'apprezzamento legislativo circa la ordinaria configurabilita' di esigenze cautelari nel grado piu' intenso". (AGI) http://www.agi.it

domenica 21 luglio 2013


Sergio GARBELLINI


Mi ritorna nei pensieri
quella scena maledetta, 
avvenuta l'altro ieri 
su quell'arida scarpata, 
proprio accanto all'autostrada, 
dove tu m'hai violentata!!! 
Con quell'atto di violenza
ti sentisti un uomo forte,
ma negasti a una ragazza
la speranza nel futuro.
Da quel giorno, te lo giuro,
meledico la tua sorte,
giorno e notte, stai sicuro,
pregherò per la tua morte!!!
Mille macchine veloci 
ingoiavano l'asfalto, 
mentre il sole era già alto. 
Una donna si agitava, 
e gridava e si sgolava ... 
... ma nessuno l'ascoltava!!! 
Io non credo alla giustizia
perché tante, troppe donne
sono state violentate
e nessuno le ha aiutate!
Il processo in questi casi,
stabilisce una sentenza,
ma, rimane la violenza
che ti uccide l'esistenza!!!
Vanno sempre denunciati 
questi luridi animali, 
perché son dei depravati 
senza nulla d'interiore, 
senza affetto, senza onore, 
senza un'anima, né un cuore!!!


http://conciliarestanca.blogspot.it

sabato 20 luglio 2013


Quale tipo di cura psicologica serve alle donne vittime di molestie o abusi


Se hai subito una violenza sessuale, uno stupro, delle molestie sessuali o un incesto, la prima cosa che occorre tenere a mente è che la strada per lasciarsi alle spalle tali drammatici avvenimenti non è quella di dimenticare, di “metterci una pietra sopra”, ma al contrario quella di superare il trauma attraverso l’elaborazione dell’esperienza.

                            Il silenzio non aiuta a star meglio,
    ma lascia semplicemente sola la persona con la sua sofferenza.

                            Ricordare fa stare meglio…




Una ricerca dimostra che ricordare e raccontare può far stare meglio


Numerose ricerche (Pennebaker 1985- 1999) su adulti che avevano vissuto esperienze traumatiche quali abusi sessuali, violenze in famiglia, stupro, incesto, tentativi di suicidio, mostrano questa stretta connessione tra ricordi, emozioni e stato di salute. La ricerca era così impostata: al gruppo sperimentale  veniva chiesto di scrivere, per quattro giorni consecutivi e per 15 minuti al giorno, un racconto sulle proprie esperienze traumatiche, mentre al gruppo di controllo veniva chiesto di scrivere su argomenti non emotivi. Da controlli medici effettuati prima e dopo l’esercizio di scrittura  è stato rilevato un miglioramento nello stato di salute soltanto in quelli che avevano avuto il compito di raccontare le proprie esperienze traumatiche. L’effetto positivo viene riscontrato nei marker ematici, nella aumentata capacità dell’organismo di resistere alle malattie, nell’aumento delle funzioni immunitarie: tutti effetti che si manifestano dopo un po’ di tempo dal racconto, mentre nell’immediato l’umore peggiora, emergono stanchezza e infelicità. Cerchiamo di capire il perché. Quando si scrive, si è inevitabilmente portati a esplorare il significato emotivo dell’avvenimento, a tradurre l’esperienza in parola. Via via che l’esperienza viene raccontata i dettagli inutili spariscono dalla narrazione e restano solo gli elementi più importanti. Questo comporta una elaborazione cognitiva che permette di inserire l’avvenimento nella propria storia personale, dandogli un significato. Queste ricerche dicono che per stare meglio è necessario dare un significato ai ricordi per renderli non frammentari ma coerenti, connettere i pensieri e le emozioni.

Dare il giusto significato alle cose che sono successe

E’ stato chiaramente stabilito dalla letteratura socio psicologica corrente che le persone tendono a credere in un mondo giusto dove le buone cose succedono alla brava gente e quelle brutte alla gente cattiva. Questa convinzione probabilmente esercita una funzione difensiva cosicché la gente si sente meno vulnerabile a eventi negativi casuali.

L’accadere di un particolare evento negativo, come uno stupro, un’improvvisa ed inaspettata aggressione sessuale, ma anche una molestia sessuale da una persona che si stimava degna di fiducia,  é in contraddizione con la convinzione di un mondo giusto. Quando un individuo riceve nuove informazioni che sono in contrasto con precedenti convinzioni o schemi, succedono di solito due cose: “l’assimilazione o l’accomodamento”. L’assimilazione si riferisce al processo in cui l’informazione viene alterata o distorta per adattarsi (essere assimilata) nello schema esistente. L’accomodamento, d’altra parte, implica un cambiamento degli schemi esistenti per accettare nuove e incompatibili informazioni. Si osserva frequentemente, nelle vittime di stupro e violenza sessuale, il processo di assimilazione quando la donna o la bambina si colpevolizza per essere stata aggredita o per non aver resistito con successo allo stupro, chiedersi se l’accaduto sia davvero uno stupro, o sviluppare un’amnesia per tutto o parte dell’evento.

L’obbiettivo del trattamento è di aiutare il soggetto a non assimilare (distorcendo l’evento per adattarlo a convinzioni precedenti lo stesso), bensì a ristrutturare gli schemi di riferimento in armonia con le nuove informazioni senza cadere in un processo di “eccessivo accomodamento”.

  

Riuscire a sentirsi di nuovo al sicuro…

Tutti coloro che si sono occupati in modo specialistico della cura di soggetti traumatizzati ritengono che il compito di ristabilire un senso di sicurezza per il paziente è prioritario e deve costituire il primo obiettivo della terapia;  può durare da giorni a settimane, fino a mesi o anni per le vittime di abusi cronici.

La persona che è stata vittima di aggressioni o violenze sessuali può non sentirsi al sicuro all’interno del suo corpo, sperimenta le sue emozioni e i suoi pensieri come fuori dal suo controllo, non si fida delle relazioni con gli altri. Il primo obiettivo da raggiungere per far acquistare un senso di sicurezza alla vittima è farle recuperare il potere, potere sottrattole con forme di violenza, coercizione o manipolazione psicologica dal suo aguzzino nel caso di violenza, o potere sottrattole dalla situazione traumatica in sé quando per esempio un incidente stradale o una catastrofe naturale impongono al soggetto di rinunciare per sempre a quel senso di invulnerabilità che ciascuno di noi deve avere per poter sopravvivere. Ciascuno di noi sa che in qualsiasi momento potremmo essere investiti da una macchina o da un fulmine o  violentati da un maniaco e che la nostra vita sarebbe interrotta per sempre, ma nessuno si sveglia al mattino con questo pensiero; ci illudiamo di avere una qualche forma di controllo sul mondo. Nelle vittime questa illusione è svanita per sempre, e questo le impedisce  di provare entusiasmo e speranza, di volgersi alla vita con un pensiero positivo. E' proprio per non perdere questa illusione di  invulnerabilità che la società è così poco disponibile ad ascoltare le vittime.

Nessun intervento  che sottragga potere alla persona sopravvissuta ad un trauma può produrre guarigione. Anche negli interventi estremi, necessari quando la persona è di pericolo a sé stessa o agli altri , è controindicata un’azione unilaterale presa senza consultare o ascoltare il diretto interessato. In ogni caso la vittima deve essere consultata  rispetto ai suoi desideri , offrendo tutte le possibilità di scelta compatibili con la preservazione della sicurezza. Questo stadio parte dal cercare di ristabilire un controllo sul proprio corpo e arriva al controllo dell’ambiente.

L’integrità del proprio corpo include l’attenzione ai bisogni di base, la regolazione delle funzioni corporee (il sonno, i pasti, l’esercizio fisico), il controllo dei comportamenti autodistruttivi. Il controllo dell’ambiente include la capacità di  discriminare quali siano le situazioni di vita non rischiose, la sicurezza economica, la propria mobilità, la capacità di autoprotezione. E' compito del terapeuta garantire che la psicoterapia si svolga in situazione di sicurezza per il paziente; nessun tipo di terapia può essere efficace se il paziente vive in un ambiente che non sente sicuro. Il terapeuta dovrà quindi lavorare in stretto contatto con altri operatori per poter garantire al paziente la sicurezza; assistente sociale, educatori, magistrato, insegnanti, genitori, partner (nel caso si tratti di adulti), psichiatra ed ogni altra figura ritenuta necessaria.

Oltre alla mobilitazione delle persone che possono prendersi cura del paziente, è necessario stabilire insieme al paziente un piano per la sua  protezione futura valutando il grado di pericolo che egli ancora corre, e le eventuali precauzioni da adottare. E’ fondamentale la partecipazione del paziente a questo piano, nell’ottica di ristabilire il potere che è stato annullato dal trauma. Non sempre un ambiente sicuro farà sentire al sicuro il paziente perché la sicurezza dipende non solo da fattori esterni, ma anche dal grado di elaborazione del trauma.

La relazione con il terapeuta può tentare di riparare le ferite del passato ….


Il rapporto terapeutico risulta essere fondamentale nhttp://www.synergiacentrotrauma.itella ricostruzione del mondo interno delle persone vittime di traumi multipli e ripetuti nel tempo, come per esempio delle donne che hanno subito abusi sessuali nell’infanzia, incesti, violenze sessuali. Con adulti che sono stati dei bambini maltrattati, abbandonati, ospiti di istituti, profondamente odiati sin dai primi giorni della loro vita, molto spesso è la relazione con il terapeuta che permette di costruire nel paziente il primo schema mentale di una relazione sana e positiva con il mondo. E' nel rapporto con il terapeuta che il paziente potrà sperimentare un rapporto sufficientemente buono con una figura di attaccamento questa volta, si spera, non maltrattante o rifiutante.

Dietro il dramma della violenza c'è il vuoto, un vuoto forse ancor più sconvolgente e faticoso da tollerare della violenza sessuale stessa. Si può anche continuare a vivere sentendosi per esempio una puttana, ma non si può vivere sentendosi nessuno. Risulta  decisiva la capacità del terapeuta di mantenere la relazione con la paziente e di non agire le emozioni dalle quali ci si sente invasi. Il terapeuta deve accettare che il suo aiuto al paziente  è di natura limitata, che l'attenzione che può dargli non è certamente un sostituto delle cure genitoriali, deve fare i conti con il fatto che il passato non può essere cancellato e con l'incertezza di riuscire a riparare il danno che si è verificato.

Sia il terapeuta che il paziente si trovano continuamente davanti al fatto che il passato non si può cambiare, ma anche al fatto che il passato è importante solo in quanto continua a vivere nel presente nel paziente, nelle fantasie e nel suo mondo interno che gli impediscono di reagire alle esperienze attuali in modo positivo e di godere ciò che il presente ed il futuro gli possono offrire. E su questi aspetti il terapeuta può cercare di fare del suo meglio affichè il passato non ritorni continuamente nel presente.

L'indice migliore di risoluzione di un trattamento del Disturbo post traumatico da stress, e quindi del fatto che il trauma non impedisce più al paziente di vivere, è la capacità del paziente di provare piacere  nella vita e coinvolgersi pienamente nelle relazioni con gli altri. Il presente e il futuro diventano più interessanti del passato.



La  terapia con EMDR è fortemente indicata (vai a terapia con EMDR) nei casi di pazienti che hanno subito una qualche forma di violenza o molestia sessuale.


Cristina Rocciahttp://www.synergiacentrotrauma.it
 

giovedì 18 luglio 2013


Cronaca nera, continuano i casi di violenza sulle donne








Il caso - Ogni tre giorni nel nostro paese, una donna viene uccisa dal proprio fidanzato, marito o ex. Perché? Cosa porta una persona a simili scatti di violenza? E soprattutto, perché una donna adulta, alle prime avvisaglie di violenza, non prende le dovute precauzioni, decidendo invece, il più delle volte, di restare al fianco del suo carnefice? Mancata fiducia nelle autorità? Può essere. Poco impegno da parte di quest'ultime? Forse. Paura di distruggere la propria famiglia? Di sicuro.
I casi e le cause della violenza sulle donne, sono forse i temi più dibattuti di sempre tra psicologi e psichiatri, che, ancora si confrontano invano alla ricerca di una spiegazione plausibile. Anche i media hanno cercato  in quest’ultimo periodo di dare il loro supporto nella lotta a tale fenomeno, ma pare che le varie rubriche tenute dai telegiornali e il riportare vecchi casi di cronaca nera alla luce, abbiano sortito l’effetto contrario. Quella che doveva essere un’iniziativa mirata a sensibilizzare le masse, sembra essere stata invece, la causa dell’aumento di casi di violenza sulle donne registrati in questi giorni, quasi come se si cercasse di sfruttare l’attenzione dei media sull'argomento per guadagnarsi la prima pagina.
Cosenza - Dopo i casi di Lodi e Genova degli ultimi giorni, dove due uomini hanno rispettivamente accoltellato le loro compagne, mossi dal demonio della gelosia, ora è Cosenza ad essere in prima pagina per un caso di violenza sulle donne molto simile a questi; solo che questa volta ad essere versato è stato il sangue di una quindicenne, per mano del suo fidanzatino di soli due anni più grande di lei. Fabiana Luzzi avrebbe compiuto 16 anni a breve e, frequentava il primo anno dell’Istituto Tecnico Commerciale di Corigliano Calabro, in provincia di Cosenza. I genitori hanno aspettato invano per tutta la giornata di venerdì scorso il suo ritorno a casa da scuola, prima di allertare le forze dell’ordine, che nel fra tempo erano già impegnati nell'interrogatorio di un giovane , che poi si rivelerà essere il fidanzato della vittima.
L'assassino - Si era presentato al pronto soccorso dell’ospedale del paese, per farsi curare le ustioni riportate al viso, in seguito ad un incidente avvenuto mentre riparava il suo motorino. Questa sarebbe stata la prima dichiarazione del giovane, alla quale però i medici non avrebbe creduto, allarmando immediatamente i carabinieri, che accorsi sul posto, avrebbero interrogato per ore il giovane. La successiva versione fornita dal minore, sarebbe stata quella di un’aggressione subita mentre appunto riaccompagnava a casa Fabiana, della quale i rappresentanti dell’arma, avevano già ricevuto la denuncia di scomparsa, ma alla fine ha confessato. A
In presenza del pm della Procura di Rossano Maria Vallefuoco, il ragazzo avrebbe ammesso d'aver pugnalato la ragazza in seguito ad un raptus di gelosia e di averle dato fuoco nelle campagne nei pressi dell’Istituto frequentato dalla giovane, da qui le bruciature sul volto. Sue le indicazioni, grazie al quale è stato possibile ritrovare il corpo della ragazzina, che presenta numerose ferite d’arma da taglio.Gli inquirenti sono ancora a lavoro, per accettarsi definitivamente della veridicità delle parole del ragazzo. http://news.supermoney.eu

mercoledì 17 luglio 2013


VIOLENZA SULLE DONNE ASSOCIAZIONI

Informazioni sulle associazioni contro la violenza sulle donne

Più di cento paesi sono privi di una legislazione specifica contro la violenza domestica e più del 70 % delle donne nel mondo sono state vittime nel corso della loro vita di violenza fisica o sessuale da parte di uomini. L’impegno CISV, unitamente ad altre associazioni, contro la violenza sulle donne è incentrato sulla creazione di progetti che mirino a sviluppare strumenti e politiche fruibili dalle associazioni che si battono contro laviolenza sulle donne.
Sono molti gli ostacoli che nel mondo hanno contribuito a limitare il contrasto a questa forma di crimine, infatti senza forti forme di collaborazione e finanziamenti sufficienti, non si potranno fare passi in avanti per combattere queste pratiche e sostenere le associazioni attive contro la violenza sulle donne nei paesi di origine.

Per sostenere le associazioni attive contro la violenza sulle donne

La CISV coopera in vari paesi del mondo per favorire la crescita istituzionale e culturale delle popolazioni, per promuovere i diritti umani, rimuovere le cause della povertà e l’ingiusta distribuzione della ricchezza, e per favorire e sostenere le associazioni contro la violenza sulle donne. CISV Torino sta dalla parte delle donne, affinché mantengano i propri figli, senza doverli vendere o dare in matrimonio per denaro, ma anche dalla parte dei bambini maltrattati, fornendo aiuto psicologico e educativo.
Ritenendo importante incoraggiare la cooperazione internazionale a definire strategie condivise e finanziando le associazioni contro la violenza sulle donne. Parimenti, è fondamentale promuovere incontri allo scopo di aumentare la consapevolezza di tutti riguardo alla necessità di eliminare la violenza sulle donne, e incoraggiare il coordinamento tra le agenzie che si occupano di diritti umani per affrontare in modo efficace la questione. Le associazioni contro la violenza sulle donne sono strutture importanti, da sostenere ed aiutare per la loro preziosa opera di controllo e informazione, supporto alle donne e contrasto ai casi di violenza.  http://www.cisvto.org

martedì 16 luglio 2013


Che mass media sei se non ti occupi di violenza e femminicidio!